Leonid Baranov, la poesia delle piccole cose
Testo di Emmanuela Castiglione
La bellezza non è solo armonia di forme, ma anche armonia di sentimenti, empatia positiva.
Per trasmetterci questi stati d'animo Leonid Baranov, artista contemporaneo, ha scelto due portavoce un po' insoliti: una coppia di anziani, o meglio di nonni, data la simpatia affettuosa che ispirano.
Sono nonni contadini, che sembrano provenire da un altro mondo; gli abiti, le fattezze, le abitudini, la casa li collocano in una dimensione senza tempo di immutabile semplicità. La coppia è sempre protagonista assoluta della scena, unita da un inossidabile legame affettivo.
I nonni di Baranov sono felici di ciò che sono, di ciò che fanno e hanno: i colori delle stagioni, i frutti della terra, i momenti spensierati, l'amore e la fiducia reciproci.
Questo acquerello dai colori delicati rappresenta un momento sereno: c'è il mare calmo e sfumato, il cielo con soffici nuvole, i sassolini e i gabbiani, e in primo piano i due innamorati senza tempo, perfettamente in tono con il paesaggio. Gli abiti semplici, gli stivali di lui e il fazzoletto di lei hanno gli stessi colori dell'acqua e dell'aria luminosa, perché ad ogni età è meraviglioso sentirsi parte della natura e condividere questa emozione.
I quadri di Baranov piacciono a tutti; i suoi personaggi dal fisico tozzo e dalle mani callose ci donano tanta serenità, esorcizzando la paura della vecchiaia, un tempo sinonimo di saggezza e rispetto, oggi di debolezza e di infelicità.
"Che ne sarà di noi?" pensiamo spesso mentre gli anni passano; queste immagini rispecchiano una vita lieta e solare anche quando la barba è bianca e il viso rugoso. Chi di poco si contenta molto gode, dice il proverbio; a patto che si sappia apprezzare la bellezza anche nelle piccole cose del nostro quotidiano.
Img: "Il mare è sempre il mare" (2001)
Collezione privata
Cultura Italia-Russia
Testo di Emmanuela Castiglione
La bellezza non è solo armonia di forme, ma anche armonia di sentimenti, empatia positiva.
Per trasmetterci questi stati d'animo Leonid Baranov, artista contemporaneo, ha scelto due portavoce un po' insoliti: una coppia di anziani, o meglio di nonni, data la simpatia affettuosa che ispirano.
Sono nonni contadini, che sembrano provenire da un altro mondo; gli abiti, le fattezze, le abitudini, la casa li collocano in una dimensione senza tempo di immutabile semplicità. La coppia è sempre protagonista assoluta della scena, unita da un inossidabile legame affettivo.
I nonni di Baranov sono felici di ciò che sono, di ciò che fanno e hanno: i colori delle stagioni, i frutti della terra, i momenti spensierati, l'amore e la fiducia reciproci.
Questo acquerello dai colori delicati rappresenta un momento sereno: c'è il mare calmo e sfumato, il cielo con soffici nuvole, i sassolini e i gabbiani, e in primo piano i due innamorati senza tempo, perfettamente in tono con il paesaggio. Gli abiti semplici, gli stivali di lui e il fazzoletto di lei hanno gli stessi colori dell'acqua e dell'aria luminosa, perché ad ogni età è meraviglioso sentirsi parte della natura e condividere questa emozione.
I quadri di Baranov piacciono a tutti; i suoi personaggi dal fisico tozzo e dalle mani callose ci donano tanta serenità, esorcizzando la paura della vecchiaia, un tempo sinonimo di saggezza e rispetto, oggi di debolezza e di infelicità.
"Che ne sarà di noi?" pensiamo spesso mentre gli anni passano; queste immagini rispecchiano una vita lieta e solare anche quando la barba è bianca e il viso rugoso. Chi di poco si contenta molto gode, dice il proverbio; a patto che si sappia apprezzare la bellezza anche nelle piccole cose del nostro quotidiano.
Img: "Il mare è sempre il mare" (2001)
Collezione privata
Cultura Italia-Russia
Zarevna rana di Viktor Vasnetsov. / Царевна-лягушка. Виктор Васнецов
Olio su tela, 1918
Casa-museo di V.M. Vasnetsov, Mosca
Il quadro raffigura il momento della fiaba in cui la ranocchia, moglie di Ivan Zarevič, invitata al convitto dallo zar, perde le proprie sembianze di rana e diventa una bellissima donna. Mentre mangia nasconde nelle lunghe maniche le ossa dei cigni e dei pesci, e con esse durante il ballo crea magicamente un fantastico lago di cigni e pesci veri, con gran stupore del pubblico.
Testo di Olga Tarovik
Cultura Italia-Russia
Olio su tela, 1918
Casa-museo di V.M. Vasnetsov, Mosca
Il quadro raffigura il momento della fiaba in cui la ranocchia, moglie di Ivan Zarevič, invitata al convitto dallo zar, perde le proprie sembianze di rana e diventa una bellissima donna. Mentre mangia nasconde nelle lunghe maniche le ossa dei cigni e dei pesci, e con esse durante il ballo crea magicamente un fantastico lago di cigni e pesci veri, con gran stupore del pubblico.
Testo di Olga Tarovik
Cultura Italia-Russia
22 agosto - Giornata della bandiera nazionale della Russia - День флага России
Oggi, 22 agosto, si celebra ufficialmente la Giornata della bandiera nazionale della Federazione Russa. La scelta del tricolore bianco-azzurro-rosso doveva sottolineare la continuità con la cultura e la storia millenaria, con la fede cristiana e con la consapevolezza dei russi di far parte di una grande nazione indipendente nel mondo moderno.
Ad oggi non esiste una teoria ufficiale univoca sul significato dei colori della bandiera nazionale. Secondo quella più accreditata, il colore bianco simboleggia la generosità e la sincerità; il blu rappresenta la fedeltà, l'onestà, l'irreprensibilità e la purezza; il rosso, infine, il valore, il coraggio, la bontà d'animo e l'amore.
Ma c'è anche un altro significato araldico: il bianco è il colore della libertà; il blu è il colore della Madre di Dio (la quale per molti secoli venne considerata dalla chiesa ortodossa protettrice della Russia); il rosso è il simbolo della potenza (del forte potere statale e del patriottismo).
Vi è infine un'interpretazione popolare del significato dei 3 colori principali della Russia: il bianco è il simbolo della fede, il blu quello della speranza e il rosso – dell'amore. Questi per molti russi sono i sentimenti più importanti.
Al giorno d'oggi la bandiera della Russia è il simbolo dell'unione di popoli, religioni, culture e lingue molto diverse tra loro, uniti in un unico grande paese grazie al lavoro creativo comune e al mantenimento della fede e della speranza nella pace, simbolo di amore verso la propria terra natale.
Testo di Alex Petrakov
Cultura Italia-Russia
Oggi, 22 agosto, si celebra ufficialmente la Giornata della bandiera nazionale della Federazione Russa. La scelta del tricolore bianco-azzurro-rosso doveva sottolineare la continuità con la cultura e la storia millenaria, con la fede cristiana e con la consapevolezza dei russi di far parte di una grande nazione indipendente nel mondo moderno.
Ad oggi non esiste una teoria ufficiale univoca sul significato dei colori della bandiera nazionale. Secondo quella più accreditata, il colore bianco simboleggia la generosità e la sincerità; il blu rappresenta la fedeltà, l'onestà, l'irreprensibilità e la purezza; il rosso, infine, il valore, il coraggio, la bontà d'animo e l'amore.
Ma c'è anche un altro significato araldico: il bianco è il colore della libertà; il blu è il colore della Madre di Dio (la quale per molti secoli venne considerata dalla chiesa ortodossa protettrice della Russia); il rosso è il simbolo della potenza (del forte potere statale e del patriottismo).
Vi è infine un'interpretazione popolare del significato dei 3 colori principali della Russia: il bianco è il simbolo della fede, il blu quello della speranza e il rosso – dell'amore. Questi per molti russi sono i sentimenti più importanti.
Al giorno d'oggi la bandiera della Russia è il simbolo dell'unione di popoli, religioni, culture e lingue molto diverse tra loro, uniti in un unico grande paese grazie al lavoro creativo comune e al mantenimento della fede e della speranza nella pace, simbolo di amore verso la propria terra natale.
Testo di Alex Petrakov
Cultura Italia-Russia
È morto oggi Toto Cutugno, uno degli artisti italiani più amati in Russia.
Lo ricordiamo con questa foto di uno dei suoi vinili popolarissimi in URSS.
Cultura Italia-Russia
Lo ricordiamo con questa foto di uno dei suoi vinili popolarissimi in URSS.
Cultura Italia-Russia
LINGUA RUSSA: IL GENERE FEMMINILE
Testo: Francesco Cocorullo
Immagino stiate leggendo queste righe in una stanza della vostra casa. Guardatevi intorno. C'è una lampada nelle vicinanze? Sì? Bene, лампа (làmpa), femminile. Sennò prendete una penna, ручка (rùchka), oppure ci sarà una porta, дверь (dvièr'), o una borsa сумка (sùmka), oppure un quadro картина (kartìna) appeso ad una parete стена (stenà, da leggere stinà). Tutti femminili. Osservate questi sostantivi. Notato qualcosa? Cosa ha in comune questa prima manciata di nomi russi della vostra vita? Scriviamoli uno accanto all'altro:
Ручка дверь сумка картина стена лампа
Noterete che 5 su 6 hanno desinenza finale -a. Come in italiano, anche in russo praticamente la maggioranza dei nomi in -a sono di genere femminile. Dunque, se una parola ha questa terminazione, siete quasi certi di non sbagliare genere e concordanze. Дверь, invece, ha un'altra desinenza, il segno dolce. Infatti, una piccola parte di sostantivi che terminano in -ь è di genere femminile, come ночь (noch'), notte, тетрадь (tetràd'), quaderno. Tuttavia se la parola finisce con -ь avete un margine di errore: anche alcuni sostantivi maschili la adottano. Diciamo che siamo al 50%. Inoltre, фотография (fotogràfiya), altro sostantivo femmnile, altra (ed ultima) desinenza: -я. La maggioranza de nomi che terminano in -я sono femminili. Tra questi annoveriamo moltissime nazioni, come Италия (Itàliya) Italia, Россия (Rassìya) Russia, Франция (Franziya) Francia, Грузия (Gruziya) Georgia, песня (pièsnya) canzone.
Dunque, riassumendo, sono femminili
I sostantivi che terminano in -a
La maggior parte dei sostantivi che terminano in -я (e nei gruppi -ья -ея -ия)
Alcuni sostantivi che terminano in -ь
Cultura Italia-Russia
Testo: Francesco Cocorullo
Immagino stiate leggendo queste righe in una stanza della vostra casa. Guardatevi intorno. C'è una lampada nelle vicinanze? Sì? Bene, лампа (làmpa), femminile. Sennò prendete una penna, ручка (rùchka), oppure ci sarà una porta, дверь (dvièr'), o una borsa сумка (sùmka), oppure un quadro картина (kartìna) appeso ad una parete стена (stenà, da leggere stinà). Tutti femminili. Osservate questi sostantivi. Notato qualcosa? Cosa ha in comune questa prima manciata di nomi russi della vostra vita? Scriviamoli uno accanto all'altro:
Ручка дверь сумка картина стена лампа
Noterete che 5 su 6 hanno desinenza finale -a. Come in italiano, anche in russo praticamente la maggioranza dei nomi in -a sono di genere femminile. Dunque, se una parola ha questa terminazione, siete quasi certi di non sbagliare genere e concordanze. Дверь, invece, ha un'altra desinenza, il segno dolce. Infatti, una piccola parte di sostantivi che terminano in -ь è di genere femminile, come ночь (noch'), notte, тетрадь (tetràd'), quaderno. Tuttavia se la parola finisce con -ь avete un margine di errore: anche alcuni sostantivi maschili la adottano. Diciamo che siamo al 50%. Inoltre, фотография (fotogràfiya), altro sostantivo femmnile, altra (ed ultima) desinenza: -я. La maggioranza de nomi che terminano in -я sono femminili. Tra questi annoveriamo moltissime nazioni, come Италия (Itàliya) Italia, Россия (Rassìya) Russia, Франция (Franziya) Francia, Грузия (Gruziya) Georgia, песня (pièsnya) canzone.
Dunque, riassumendo, sono femminili
I sostantivi che terminano in -a
La maggior parte dei sostantivi che terminano in -я (e nei gruppi -ья -ея -ия)
Alcuni sostantivi che terminano in -ь
Cultura Italia-Russia
La principessa di Altaj: l’essere venuto dalle profondità del tempo
Nel 1993 degli archeologi russi hanno condotto scavi di routine nel luogo in cui, molto tempo prima, era stato scoperto un antico tumulo funerario sull’altipiano dell’Ukok (Repubblica dell'Altaj - Siberia). Inaspettatamente essi hanno trovato in profondità un luogo di sepoltura più antico, risalente all’età del ferro. La camera sepolcrale era imprigionata nel ghiaccio e questo ha consentito che la mummia, i suoi vestiti e i doni per il viaggio ultraterreno e la vita nell'aldilà si fossero perfettamente conservati. Qui vi era sepolta una donna di etnia europea proveniente da una nobile famiglia, che in vita aveva potuto mantenere una posizione importante tra i membri della sua tribù, probabilmente una sacerdotessa o una maga - da qui il nome che le venne dato dalla stampa russa e mondiale: “la principessa di Altaj” o “Ak-Kadyny” (“la dama bianca”) nel linguaggio locale.
La principessa di Altaj morì a circa 25 anni per un cancro al seno. Venne sepolta con le ginocchia piegate, adagiata su un fianco in posizione fetale. Le sue braccia e le sue spalle erano coperte da numerosi tatuaggi. Sulla spalla sinistra è stato raffigurato un fantastico cervo con un becco di grifone e le corna di stambecco - un simbolo sacro dell’Altaj. Indossava una bella camicia ricamata in seta cinese, una gonna di lana, cappotto e stivali di feltro. Insieme alla “dama bianca” i membri della tribù seppellirono ricchi doni: una serie di utensili e suppellettili e sei cavalli con selle e finimenti. Di recente gli scienziati genetisti sono stati in grado di ricostruire con precisione il volto di questa giovane e bella donna, morta molti secoli prima della fondazione di Roma e della nascita di Cristo, che si è rivelata nei tratti sorprendentemente simile a noi, moderni occidentali.
Testo di Alex Petrakov, traduzione di Corrado Facchinetti
Cultura Italia-Russia
Nel 1993 degli archeologi russi hanno condotto scavi di routine nel luogo in cui, molto tempo prima, era stato scoperto un antico tumulo funerario sull’altipiano dell’Ukok (Repubblica dell'Altaj - Siberia). Inaspettatamente essi hanno trovato in profondità un luogo di sepoltura più antico, risalente all’età del ferro. La camera sepolcrale era imprigionata nel ghiaccio e questo ha consentito che la mummia, i suoi vestiti e i doni per il viaggio ultraterreno e la vita nell'aldilà si fossero perfettamente conservati. Qui vi era sepolta una donna di etnia europea proveniente da una nobile famiglia, che in vita aveva potuto mantenere una posizione importante tra i membri della sua tribù, probabilmente una sacerdotessa o una maga - da qui il nome che le venne dato dalla stampa russa e mondiale: “la principessa di Altaj” o “Ak-Kadyny” (“la dama bianca”) nel linguaggio locale.
La principessa di Altaj morì a circa 25 anni per un cancro al seno. Venne sepolta con le ginocchia piegate, adagiata su un fianco in posizione fetale. Le sue braccia e le sue spalle erano coperte da numerosi tatuaggi. Sulla spalla sinistra è stato raffigurato un fantastico cervo con un becco di grifone e le corna di stambecco - un simbolo sacro dell’Altaj. Indossava una bella camicia ricamata in seta cinese, una gonna di lana, cappotto e stivali di feltro. Insieme alla “dama bianca” i membri della tribù seppellirono ricchi doni: una serie di utensili e suppellettili e sei cavalli con selle e finimenti. Di recente gli scienziati genetisti sono stati in grado di ricostruire con precisione il volto di questa giovane e bella donna, morta molti secoli prima della fondazione di Roma e della nascita di Cristo, che si è rivelata nei tratti sorprendentemente simile a noi, moderni occidentali.
Testo di Alex Petrakov, traduzione di Corrado Facchinetti
Cultura Italia-Russia
Lo specchio (Зеркало) (1974)
Testo di Federico Scarpin
Il più autobiografico dei film di Tarkovskij. Un flusso di coscienza che, come fa la nostra mente quando ripercorre e associa i ricordi, ci riporta indietro all’infanzia e all’adolescenza del protagonista, Aleksej, alter ego di Tarkovskij stesso.
Chiave per comprendere la narrazione è la scena iniziale: la balbuzie di Aleksej e i suoi discorsi frammentati sono un po’ come i frammenti non lineari di memoria che costituiscono il film.
Come se leggessimo nei ricordi di Aleksej, vediamo immagini a colori delle estati nella dacia di legno, il bosco di querce, le lampade a kerosene, la tavola apparecchiata in giardino, che ricordano certe atmosfere čechoviane, ricordi in bianco e nero, spezzoni di filmati d’epoca originali, sogni. E ritorniamo al presente, agli anni ’70, con un Aleksej ormai maturo alle prese con il naufragio del suo matrimonio e con il bilancio della sua vita.
Fortissimi i rimandi alla biografia del regista. La madre, Marija Višnjakova, lavorava in una tipografia ed era una donna forte, emancipata, come la madre di Aleksej. Anche il padre del regista, il poeta Arsenij Tarkovskij (le poesie che sentiamo nel film sono sue) lasciò la famiglia nel 1937 per un’altra donna, Antonina Bochonova, moglie del critico Vladimir Trenin.
Tutta la trama è costruita come un gioco di specchi. Mentre Aleksej parla con la moglie, ad esempio, vediamo solo il volto di lei riflesso in uno specchio; nel sogno di Aleksej, sua madre da giovane si specchia con sé stessa da vecchia, impersonata dalla stessa madre di Tarkovskij; nei suoi ricordi Aleksej vede sé stesso adolescente con l’aspetto di suo figlio Ignat; sua madre ha le sembianze di sua moglie (entrambe sono impersonate da Margarita Terechova).
Link al film doppiato in italiano: https://perestroika.it/film/lo-specchio/
Cultura Italia-Russia
Testo di Federico Scarpin
Il più autobiografico dei film di Tarkovskij. Un flusso di coscienza che, come fa la nostra mente quando ripercorre e associa i ricordi, ci riporta indietro all’infanzia e all’adolescenza del protagonista, Aleksej, alter ego di Tarkovskij stesso.
Chiave per comprendere la narrazione è la scena iniziale: la balbuzie di Aleksej e i suoi discorsi frammentati sono un po’ come i frammenti non lineari di memoria che costituiscono il film.
Come se leggessimo nei ricordi di Aleksej, vediamo immagini a colori delle estati nella dacia di legno, il bosco di querce, le lampade a kerosene, la tavola apparecchiata in giardino, che ricordano certe atmosfere čechoviane, ricordi in bianco e nero, spezzoni di filmati d’epoca originali, sogni. E ritorniamo al presente, agli anni ’70, con un Aleksej ormai maturo alle prese con il naufragio del suo matrimonio e con il bilancio della sua vita.
Fortissimi i rimandi alla biografia del regista. La madre, Marija Višnjakova, lavorava in una tipografia ed era una donna forte, emancipata, come la madre di Aleksej. Anche il padre del regista, il poeta Arsenij Tarkovskij (le poesie che sentiamo nel film sono sue) lasciò la famiglia nel 1937 per un’altra donna, Antonina Bochonova, moglie del critico Vladimir Trenin.
Tutta la trama è costruita come un gioco di specchi. Mentre Aleksej parla con la moglie, ad esempio, vediamo solo il volto di lei riflesso in uno specchio; nel sogno di Aleksej, sua madre da giovane si specchia con sé stessa da vecchia, impersonata dalla stessa madre di Tarkovskij; nei suoi ricordi Aleksej vede sé stesso adolescente con l’aspetto di suo figlio Ignat; sua madre ha le sembianze di sua moglie (entrambe sono impersonate da Margarita Terechova).
Link al film doppiato in italiano: https://perestroika.it/film/lo-specchio/
Cultura Italia-Russia
Dormizione e Assunzione di Maria Santissima
Testo di Gianmarco Obinu Oro
Il 15 Agosto, 28 nel calendario giuliano, i Cristiani celebrano la Dormizione e Assunzione di Maria Santissima. La Madre di Dio, al termine della sua vita, fu elevata in anima e corpo al Cielo, dove gode la visione beatifica di Dio. E’ una verità della Fede, comune a Cattolici e Ortodossi.
Le Chiese Cattolica ed Ortodosse, svilupparono, nel tempo, differenti ipotesi su come Maria Santissima sia stata accolta in Cielo in anima e corpo.
Il Cattolicesimo accoglie la teoria dell'associazione di Maria a Gesù: Gesù è morto e risorto, anche Sua Madre ha sperimentato morte e resurrezione.
L’Ortodossia, crede nella morte di Maria Santissima, gli Apostoli ne celebrano le esequie; successivamente il sepolcro fu trovato vuoto.
In Russia sono presenti entrambe le tradizioni, ma è presente un “piccolo ponte” tra le due Confessioni maggiori: alcuni Cristiani Ortodossi, nel XVI sec. entrarono in comunione con il Papa romano, esprimendo l’assenso di Fede nelle verità credute dalla Chiesa Cattolica ma mantenendo, per volontà del Papa, la Tradizione russa. E' la Chiesa Cattolica di Rito Russo, piccola comunità che costituisce un legame tra Oriente e Occidente cristiani. Si professa la fede nella “Pasqua di Maria” del Cattolicesimo, ma si mantengono raffigurazioni, liturgia e canti propri della Tradizione russa. Vi è un'iconografia differente.
Le Icone orientali raffigurano Maria Santissima sul letto di morte e Gesù che la regge salendo al Cielo.
In occidente, in quadri e statue, Maria è risorta e viene accompagnata in Cielo da Gesù.
In alcuni luoghi di Tradizione latina, la Madre di Dio è raffigurata secondo l’usanza orientale, qui forte fu la presenza bizantina, della quale permangono alcune pratiche.
Img: Teofano il Greco, Dormizione della Santissima Madre di Dio, 1392.
Galleria Tretjakov, Mosca
Cultura Italia-Russia
Testo di Gianmarco Obinu Oro
Il 15 Agosto, 28 nel calendario giuliano, i Cristiani celebrano la Dormizione e Assunzione di Maria Santissima. La Madre di Dio, al termine della sua vita, fu elevata in anima e corpo al Cielo, dove gode la visione beatifica di Dio. E’ una verità della Fede, comune a Cattolici e Ortodossi.
Le Chiese Cattolica ed Ortodosse, svilupparono, nel tempo, differenti ipotesi su come Maria Santissima sia stata accolta in Cielo in anima e corpo.
Il Cattolicesimo accoglie la teoria dell'associazione di Maria a Gesù: Gesù è morto e risorto, anche Sua Madre ha sperimentato morte e resurrezione.
L’Ortodossia, crede nella morte di Maria Santissima, gli Apostoli ne celebrano le esequie; successivamente il sepolcro fu trovato vuoto.
In Russia sono presenti entrambe le tradizioni, ma è presente un “piccolo ponte” tra le due Confessioni maggiori: alcuni Cristiani Ortodossi, nel XVI sec. entrarono in comunione con il Papa romano, esprimendo l’assenso di Fede nelle verità credute dalla Chiesa Cattolica ma mantenendo, per volontà del Papa, la Tradizione russa. E' la Chiesa Cattolica di Rito Russo, piccola comunità che costituisce un legame tra Oriente e Occidente cristiani. Si professa la fede nella “Pasqua di Maria” del Cattolicesimo, ma si mantengono raffigurazioni, liturgia e canti propri della Tradizione russa. Vi è un'iconografia differente.
Le Icone orientali raffigurano Maria Santissima sul letto di morte e Gesù che la regge salendo al Cielo.
In occidente, in quadri e statue, Maria è risorta e viene accompagnata in Cielo da Gesù.
In alcuni luoghi di Tradizione latina, la Madre di Dio è raffigurata secondo l’usanza orientale, qui forte fu la presenza bizantina, della quale permangono alcune pratiche.
Img: Teofano il Greco, Dormizione della Santissima Madre di Dio, 1392.
Galleria Tretjakov, Mosca
Cultura Italia-Russia
"Occhi neri" (Очи черные), la canzone russa scritta da un italiano
La celebre canzone russa “occhi neri” очи чёрные, ha una particolare storia, essendo stata composta dall’italiano (poi naturalizzato inglese) Adalgiso Ferraris. Nato a Novara nel 1890 e diplomato alla Regia accademia filarmonica di Bologna, Ferraris nel 1910 partì per la Russia, stabilendosi a San Pietroburgo dove studiò nel locale Conservatorio e frequentò assiduamente la belle epoque notturna della capitale; pubblicò “occhi neri” nel 1912, probabilmente ispirato dagli occhi neri di una donna bellissima tzigana. Durante la permanenza a Pietroburgo, suonò per i Romanov e conobbe Rasputin, fu poi arrestato per spionaggio e capì che era ora di lasciare la Russia. Allo scoppio della Prima guerra mondiale tornò in Italia per arruolarsi; al termine della guerra sposò Adele Brunelli e si trasferì in Inghilterra, a Londra, dove visse per il resto della sua vita fino alla morte nel 1968.
Occhi neri, occhi ardenti
occhi pungenti, meravigliosi
come vi amo, mi sa che
in un momento difficile v’ho visti io.
Oh, non inutilmente voi siete del profondo buio più scuri!
In voi vedo il lutto dell’anima mia
In voi vedo la vittoriosa fiamma:
bruciato è in lei il povero cuor.
Ma non sono né triste né malinconico
Consolante per me è il destino mio:
Tutto il meglio della vita che ci ha donato Dio
per questi infuocati occhi l’ho sacrificato io.
Se non vi avessi incontrato,
non avrei sofferto in questo modo,
Mi sarei goduto la mia vita.
Mi avete distrutto, occhi neri,
avete portato via per sempre la mia felicità.
Che sia dannato il momento in cui vi ho incontrato,
occhi neri, occhi indomabili!
Se non vi avessi visto, non avrei sofferto in questo modo,
mi sarei goduto la vita.
Mi apparite spesso nel sonno di mezzanotte,
e la felicità sembra vicina,
ma mi sveglio – intorno è notte fonda.
E qui nessuno ha compassione di me.
Traduzione di Francesco Cocorullo e Virginia Bonamici
Collaborazione di Elena Kuzmina
In video: "Occhi neri", canta Dmitrij Hvorostovskij
Cultura Italia-Russia
https://youtu.be/jaCFfUU2Ylo?si=Z9x4PdUaJe-oTU7R
La celebre canzone russa “occhi neri” очи чёрные, ha una particolare storia, essendo stata composta dall’italiano (poi naturalizzato inglese) Adalgiso Ferraris. Nato a Novara nel 1890 e diplomato alla Regia accademia filarmonica di Bologna, Ferraris nel 1910 partì per la Russia, stabilendosi a San Pietroburgo dove studiò nel locale Conservatorio e frequentò assiduamente la belle epoque notturna della capitale; pubblicò “occhi neri” nel 1912, probabilmente ispirato dagli occhi neri di una donna bellissima tzigana. Durante la permanenza a Pietroburgo, suonò per i Romanov e conobbe Rasputin, fu poi arrestato per spionaggio e capì che era ora di lasciare la Russia. Allo scoppio della Prima guerra mondiale tornò in Italia per arruolarsi; al termine della guerra sposò Adele Brunelli e si trasferì in Inghilterra, a Londra, dove visse per il resto della sua vita fino alla morte nel 1968.
Occhi neri, occhi ardenti
occhi pungenti, meravigliosi
come vi amo, mi sa che
in un momento difficile v’ho visti io.
Oh, non inutilmente voi siete del profondo buio più scuri!
In voi vedo il lutto dell’anima mia
In voi vedo la vittoriosa fiamma:
bruciato è in lei il povero cuor.
Ma non sono né triste né malinconico
Consolante per me è il destino mio:
Tutto il meglio della vita che ci ha donato Dio
per questi infuocati occhi l’ho sacrificato io.
Se non vi avessi incontrato,
non avrei sofferto in questo modo,
Mi sarei goduto la mia vita.
Mi avete distrutto, occhi neri,
avete portato via per sempre la mia felicità.
Che sia dannato il momento in cui vi ho incontrato,
occhi neri, occhi indomabili!
Se non vi avessi visto, non avrei sofferto in questo modo,
mi sarei goduto la vita.
Mi apparite spesso nel sonno di mezzanotte,
e la felicità sembra vicina,
ma mi sveglio – intorno è notte fonda.
E qui nessuno ha compassione di me.
Traduzione di Francesco Cocorullo e Virginia Bonamici
Collaborazione di Elena Kuzmina
In video: "Occhi neri", canta Dmitrij Hvorostovskij
Cultura Italia-Russia
https://youtu.be/jaCFfUU2Ylo?si=Z9x4PdUaJe-oTU7R
YouTube
Д.Хворостовский -- «Очи черные»
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L'antica bellezza del Cremlino di Uglič
Testo di Anna Laura Santella
Il Cremlino di Uglič, sito sulle rive del fiume Volga, è un prezioso esempio di architettura medievale russa. Le sue possenti mura con merlature affilate rappresentano l'approccio difensivo tipico delle fortezze medievali. Le torri di guardia, con forme varie e feritoie per frecce, testimoniano l'importanza della sicurezza. All' interno delle mura, la Cattedrale della Trasfigurazione, con le cupole affusolate e le croci dorate, è un'eccellenza dell'architettura sacra russa. Le pareti esterne sono intricate opere d'arte, adornate da ornamenti intagliati che formano motivi geometrici e floreali. Le chiese interne rappresentano un mix di stili, con influenze bizantine e locali. Gli interni vantano affreschi e icone, creando un ambiente di spiritualità. Finestre a feritoia e archi a sesto acuto aggiungono tocchi gotici. Oltre all'estetica, il Cremlino di Uglič porta la storia russa, con forme e decorazioni che narrano eventi passati. Il complesso è parte dei "Monumenti Bianchi di Vladimir e Suzdal", riconosciuti dall'UNESCO. Il Cremlino di Uglič incanta come testimonianza di arte e storia medievale russa.
Cultura Italia-Russia
Testo di Anna Laura Santella
Il Cremlino di Uglič, sito sulle rive del fiume Volga, è un prezioso esempio di architettura medievale russa. Le sue possenti mura con merlature affilate rappresentano l'approccio difensivo tipico delle fortezze medievali. Le torri di guardia, con forme varie e feritoie per frecce, testimoniano l'importanza della sicurezza. All' interno delle mura, la Cattedrale della Trasfigurazione, con le cupole affusolate e le croci dorate, è un'eccellenza dell'architettura sacra russa. Le pareti esterne sono intricate opere d'arte, adornate da ornamenti intagliati che formano motivi geometrici e floreali. Le chiese interne rappresentano un mix di stili, con influenze bizantine e locali. Gli interni vantano affreschi e icone, creando un ambiente di spiritualità. Finestre a feritoia e archi a sesto acuto aggiungono tocchi gotici. Oltre all'estetica, il Cremlino di Uglič porta la storia russa, con forme e decorazioni che narrano eventi passati. Il complesso è parte dei "Monumenti Bianchi di Vladimir e Suzdal", riconosciuti dall'UNESCO. Il Cremlino di Uglič incanta come testimonianza di arte e storia medievale russa.
Cultura Italia-Russia