Dal 29 settembre al 1 ottobre 2023, a Paestum, in Campania, si svolgerà il «Berlusconi Day», kermesse organizzata da Forza Italia.
In questa cornice, è stata un'ottima idea quella di festeggiare il compleanno di Silvio Berlusconi in modalità di flash-mob, esibendo tutte le foto in cui le persone compaiono con l'eminente politico italiano. Sono sicuro che questa iniziativa avrà grande successo; Silvio Berlusconi, infatti, si dica quel che si dica, ovunque è intervenuto ha lasciato un segno, trasmettendo soprattutto il suo ottimismo, la sua generosità e il suo amore per la vita, cose per cui era rispettato e amato ovunque.
Sono lieto, pertanto, di partecipare a questa iniziativa e di pubblicare due foto a me particolarmente care, scattate durante uno degli incontri più memorabili tra la rosa di eventi congiunti italo-russi.
Sono sicuro che molti miei connazionali che hanno avuto la fortuna d'incontrare Silvio Berlusconi con piacere e nostalgia parteciperebbero a questa iniziativa.
In questa cornice, è stata un'ottima idea quella di festeggiare il compleanno di Silvio Berlusconi in modalità di flash-mob, esibendo tutte le foto in cui le persone compaiono con l'eminente politico italiano. Sono sicuro che questa iniziativa avrà grande successo; Silvio Berlusconi, infatti, si dica quel che si dica, ovunque è intervenuto ha lasciato un segno, trasmettendo soprattutto il suo ottimismo, la sua generosità e il suo amore per la vita, cose per cui era rispettato e amato ovunque.
Sono lieto, pertanto, di partecipare a questa iniziativa e di pubblicare due foto a me particolarmente care, scattate durante uno degli incontri più memorabili tra la rosa di eventi congiunti italo-russi.
Sono sicuro che molti miei connazionali che hanno avuto la fortuna d'incontrare Silvio Berlusconi con piacere e nostalgia parteciperebbero a questa iniziativa.
Settant'anni fa nasceva la società italiana Eni. L'esistenza di quest'importante operatore economico italiano è indissolubilmente legata al nome del suo fondatore, Enrico Mattei. A quest'uomo gli italiani devono non solo la comparsa di questo gigante dell'energia combustibile, che svolge un ruolo di primo piano sul mercato mondiale degli idrocarburi, ma anche i grandi successi nel campo della diplomazia energetica italiana del secolo scorso.
Enrico Mattei, che proveniva da una famiglia povera e numerosa, è riuscito ad attenersi durante tutta la sua vita, purtroppo breve, al postulato più importante: condurre un dialogo fondato sul principio della parità, perseguire sia relazioni economiche basate su equità e concretezza, sia una sana competizione con tutti gli Stati, senza suddividerli in “giusti” e “sbagliati”, “ricchi” e “poveri” e senza “etichettarli” con marchi di stampo coloniale o di altro tipo. Ecco perché con l’Eni hanno collaborato contemporaneamente sia i Paesi occidentali, sia il Medio Oriente, sia L'Africa.
Uno dei partner principali dell’Eni è stata l’Unione Sovietica e, dal 1992, la Federazione Russa. È grazie alle relazioni di fiducia con l'URSS e la Russia che l’Eni è riuscita ad aumentare significativamente il volume delle proprie attività, diventando un attore globale sul mercato mondiale dell'energia.
Un ruolo enorme hanno avuto, in anni diversi, i contratti esclusivi per la fornitura di petrolio russo all'Italia, nonché le forniture a lungo termine del gas naturale russo mediante i gasdotti.
Ci piacerebbe sperare che il progetto intitolato a Enrico Mattei, alacremente promosso dalla leadership italiana, si riveli degno della memoria di quest'illustre cittadino della Repubblica che, invece di distruggere le relazioni tra gli Stati, ha dedicato e forse dato la propria vita affinché fossero costruiti tra i Paesi nuovi ponti e nuovi collegamenti.
📷 Enrico Mattei col Ministro Aleksej Kosygin in occasione della visita della delegazione sovietica a San Donato Milanese nel 1962
Enrico Mattei, che proveniva da una famiglia povera e numerosa, è riuscito ad attenersi durante tutta la sua vita, purtroppo breve, al postulato più importante: condurre un dialogo fondato sul principio della parità, perseguire sia relazioni economiche basate su equità e concretezza, sia una sana competizione con tutti gli Stati, senza suddividerli in “giusti” e “sbagliati”, “ricchi” e “poveri” e senza “etichettarli” con marchi di stampo coloniale o di altro tipo. Ecco perché con l’Eni hanno collaborato contemporaneamente sia i Paesi occidentali, sia il Medio Oriente, sia L'Africa.
Uno dei partner principali dell’Eni è stata l’Unione Sovietica e, dal 1992, la Federazione Russa. È grazie alle relazioni di fiducia con l'URSS e la Russia che l’Eni è riuscita ad aumentare significativamente il volume delle proprie attività, diventando un attore globale sul mercato mondiale dell'energia.
Un ruolo enorme hanno avuto, in anni diversi, i contratti esclusivi per la fornitura di petrolio russo all'Italia, nonché le forniture a lungo termine del gas naturale russo mediante i gasdotti.
Ci piacerebbe sperare che il progetto intitolato a Enrico Mattei, alacremente promosso dalla leadership italiana, si riveli degno della memoria di quest'illustre cittadino della Repubblica che, invece di distruggere le relazioni tra gli Stati, ha dedicato e forse dato la propria vita affinché fossero costruiti tra i Paesi nuovi ponti e nuovi collegamenti.
📷 Enrico Mattei col Ministro Aleksej Kosygin in occasione della visita della delegazione sovietica a San Donato Milanese nel 1962
«Ai lutti succedono presto o tardi eventi lieti, è legge della vita» (da Italo Calvino, Il barone rampante, 1957)
Il 15 ottobre 1923, nei pressi dell'Avana, nasceva Italo Calvino. È difficile descrivere in poche righe il ruolo del suo retaggio nello sviluppo della letteratura e della cultura italiana e mondiale.
Nei suoi testi, Calvino richiama immancabilmente il lettore alla centralità della condizione umana ed è particolarmente apprezzato dal pubblico anche per l'impegno politico e sociale che ha connotato la sua vita. Le sue opere, infatti, riflettono i valori della lotta antifascista del popolo italiano durante uno dei periodi più difficili della storia contemporanea.
🔗 Leggere testo integrale
Il 15 ottobre 1923, nei pressi dell'Avana, nasceva Italo Calvino. È difficile descrivere in poche righe il ruolo del suo retaggio nello sviluppo della letteratura e della cultura italiana e mondiale.
Nei suoi testi, Calvino richiama immancabilmente il lettore alla centralità della condizione umana ed è particolarmente apprezzato dal pubblico anche per l'impegno politico e sociale che ha connotato la sua vita. Le sue opere, infatti, riflettono i valori della lotta antifascista del popolo italiano durante uno dei periodi più difficili della storia contemporanea.
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🎼 L’8 ottobre, nell’antico teatro romano della città turca di Aspendos gremito di spettatori, si è svolto il concerto dell’Orchestra Sinfonica del Teatro Mariinskij sotto la direzione del Maestro Valerij Gergiev, la cui grande professionalità è stata premiata sia in Russia che all’estero con numerose onorificenze. In particolare, gli sono stati conferiti i titoli di “Artista del Popolo” della Federazione Russa (1996), dell’Ucraina (2004), dell’Ossezia del Sud (2008) e anche quello di “Artista Emerito” del Kazakistan (2011).
L’aura unica che caratterizza i monumenti della cultura antica è ben nota a questo direttore d’orchestra di fama mondiale. Nel 2016, esibendosi alla direzione della medesima Orchestra Sinfonica riuscì a infondere nuova vita nell’antica città siriana di Palmira, che era stata quasi completamente distrutta dagli estremisti dell’ISIS. L’unico elemento della città rimasto più o meno intatto a seguito della liberazione dai terroristi era proprio il teatro romano risalente al II secolo nel quale ebbe luogo il concerto. “Nella musica c’è il nostro dolore, c’è la nostra protesta contro la barbarie e la violenza”, disse in quell’occasione il Maestro Valerij Gergiev.
Queste iniziative culturali che coinvolgono artisti russi sono d’aiuto al raggiungimento della pace e della concordia, all’unione delle forze nella lotta contro il male, e contribuiscono a dare nuova vita a luoghi di valore storico segnati da tragedie e trionfi. È in questo che risiede da sempre il ruolo della cultura russa, la quale ha generato personalità come Andrej Rublëv, Lev Tolstoj, Fëdor Dostoevskij, Nikolaj Gogol’, Pëtr Čajkovskij, Dmitrij Šostakovič e molti altri artisti e creatori russi, più o meno famosi.
L’aura unica che caratterizza i monumenti della cultura antica è ben nota a questo direttore d’orchestra di fama mondiale. Nel 2016, esibendosi alla direzione della medesima Orchestra Sinfonica riuscì a infondere nuova vita nell’antica città siriana di Palmira, che era stata quasi completamente distrutta dagli estremisti dell’ISIS. L’unico elemento della città rimasto più o meno intatto a seguito della liberazione dai terroristi era proprio il teatro romano risalente al II secolo nel quale ebbe luogo il concerto. “Nella musica c’è il nostro dolore, c’è la nostra protesta contro la barbarie e la violenza”, disse in quell’occasione il Maestro Valerij Gergiev.
Queste iniziative culturali che coinvolgono artisti russi sono d’aiuto al raggiungimento della pace e della concordia, all’unione delle forze nella lotta contro il male, e contribuiscono a dare nuova vita a luoghi di valore storico segnati da tragedie e trionfi. È in questo che risiede da sempre il ruolo della cultura russa, la quale ha generato personalità come Andrej Rublëv, Lev Tolstoj, Fëdor Dostoevskij, Nikolaj Gogol’, Pëtr Čajkovskij, Dmitrij Šostakovič e molti altri artisti e creatori russi, più o meno famosi.
Negli anni Venti del secolo scorso, nella Russia Sovietica, nasceva per la prima volta nella storia un giornata molto particolare, festiva e al tempo stesso lavorativa: il sabato del volontariato, detto in russo “subbotnik”.
Basata sull'“entusiasmo rivoluzionario delle masse", questa giornata è divenuta un'occasione per contribuire attivamente, in modalità volontaristica, alla trasformazione dello spazio circostante, per prendersi cura del luogo in cui si vive e si lavora e per introdurre nel mondo un po’ d'ordine e di armonia.
Questa bella tradizione, nota fin dall'infanzia a tutti i cittadini del nostro Paese, ha trovato una sua realizzazione in Italia, sul territorio della nostra residenza ufficiale di Villa Abamelek. Ringrazio tutti i miei colleghi che hanno partecipato e condivido alcune foto di questo evento.
***
В 20-ых годах прошлого века в Советской России впервые в мировой истории появился необычный день - выходной и одновременно рабочий - т.н. субботник. Основанный на «революционном энтузиазме масс» этот день стал добровольным и инициативным способом внести свой вклад в преображение пространства вокруг нас, проявить заботу о том месте, где мы живем и работаем, привнести в мир пусть и небольшой порядок и гармонию.
Добрая традиция, известная всем гражданам нашей страны еще с детства, нашла свое воплощение и в Италии - на территории нашей официальной резиденции, Виллы Абамелек. Благодарю всех моих коллег за участие и делюсь несколькими фотографиями с этого мероприятия.
Basata sull'“entusiasmo rivoluzionario delle masse", questa giornata è divenuta un'occasione per contribuire attivamente, in modalità volontaristica, alla trasformazione dello spazio circostante, per prendersi cura del luogo in cui si vive e si lavora e per introdurre nel mondo un po’ d'ordine e di armonia.
Questa bella tradizione, nota fin dall'infanzia a tutti i cittadini del nostro Paese, ha trovato una sua realizzazione in Italia, sul territorio della nostra residenza ufficiale di Villa Abamelek. Ringrazio tutti i miei colleghi che hanno partecipato e condivido alcune foto di questo evento.
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В 20-ых годах прошлого века в Советской России впервые в мировой истории появился необычный день - выходной и одновременно рабочий - т.н. субботник. Основанный на «революционном энтузиазме масс» этот день стал добровольным и инициативным способом внести свой вклад в преображение пространства вокруг нас, проявить заботу о том месте, где мы живем и работаем, привнести в мир пусть и небольшой порядок и гармонию.
Добрая традиция, известная всем гражданам нашей страны еще с детства, нашла свое воплощение и в Италии - на территории нашей официальной резиденции, Виллы Абамелек. Благодарю всех моих коллег за участие и делюсь несколькими фотографиями с этого мероприятия.
Dal 1985 i Giardini di Venezia ospitano la Biennale, una delle mostre d'arte internazionali più famose al mondo, nonché la più antica. È per questo evento che fu allestito il padiglione Pro Arte, dove sono state presentate le opere di artisti provenienti da 16 paesi. Nell'anno della sua apertura, la mostra (il nome “biennale” comparve poco più tardi) fu visitata da più di 200.000 persone: un successo per gli standard dell'epoca. Oggi il numero dei visitatori supera spesso i 600.000. Si ritiene che le prime mostre di questo tipo siano un raro esempio di arte pura, senza contaminazioni derivanti dal contesto politico.
Il 29 aprile 1914, all'XI Biennale di Venezia, l'Ambasciatore dell'Impero Russo nel Regno d'Italia Anatolij Krupenskij inaugurò solennemente il padiglione russo. L'edificio, progettato dall'architetto Alekcej Ščusev, fu realizzato in stile russo, con elementi tipici dell’architettura veneziana inseriti con eleganza nella composizione. La cerimonia fu onorata dalla presenza dei rappresentanti della dinastia Romanov: il granduca Andrej Vladimirovič e la granduchessa Maria Pavlovna. Durante la mostra, 68 artisti rappresentarono la Russia, tra cui Leon Bakst, Isaac Brodskij, Michail Vrubel’ e Boris Kustodiev.
Nella primavera del 2021, alla XVII Biennale di Architettura di Venezia, nel padiglione russo fu presentato il progetto Open!, che alla cerimonia di premiazione ricevette una menzione d’onore per “il restauro attento e ben ponderato dello storico padiglione”. Questo restauro, progettato dallo studio russo-giapponese KASA (Kovaleva e Sato Architects), ha segnato la trasformazione architettonica e istituzionale dell'edificio, avvenuta parallelamente sia nel mondo reale che in quello virtuale.
Il padiglione rinnovato incarna la Russia moderna, la sua apertura al mondo, le sue aspirazioni per il futuro e la sua disponibilità a collaborare con tutti sulla base dei principi di uguaglianza e di rispetto reciproco.
Il 29 aprile 1914, all'XI Biennale di Venezia, l'Ambasciatore dell'Impero Russo nel Regno d'Italia Anatolij Krupenskij inaugurò solennemente il padiglione russo. L'edificio, progettato dall'architetto Alekcej Ščusev, fu realizzato in stile russo, con elementi tipici dell’architettura veneziana inseriti con eleganza nella composizione. La cerimonia fu onorata dalla presenza dei rappresentanti della dinastia Romanov: il granduca Andrej Vladimirovič e la granduchessa Maria Pavlovna. Durante la mostra, 68 artisti rappresentarono la Russia, tra cui Leon Bakst, Isaac Brodskij, Michail Vrubel’ e Boris Kustodiev.
Nella primavera del 2021, alla XVII Biennale di Architettura di Venezia, nel padiglione russo fu presentato il progetto Open!, che alla cerimonia di premiazione ricevette una menzione d’onore per “il restauro attento e ben ponderato dello storico padiglione”. Questo restauro, progettato dallo studio russo-giapponese KASA (Kovaleva e Sato Architects), ha segnato la trasformazione architettonica e istituzionale dell'edificio, avvenuta parallelamente sia nel mondo reale che in quello virtuale.
Il padiglione rinnovato incarna la Russia moderna, la sua apertura al mondo, le sue aspirazioni per il futuro e la sua disponibilità a collaborare con tutti sulla base dei principi di uguaglianza e di rispetto reciproco.
Nel cimitero cittadino di San Michele a Venezia riposano molte persone di spicco provenienti da tutto il mondo, tra le quali troviamo anche alcuni rappresentanti della cultura russa: l’artista e impresario teatrale Sergej Djagilev, il compositore Sergej Stravinskij e sua moglie Vera Stravinskaja, ma anche il poeta Iosif Brodskij. Gli appassionati delle loro opere e i cittadini che nutrono interesse per questi artisti si recano appositamente su quest'isola veneziana per deporre fiori sulle loro tombe.
Insieme al Console Onorario della Federazione Russa a Venezia, Eligio Paties Montagner, anch’io ho deciso di venire a onorare la memoria di questi illustri connazionali.
Un giovane sedeva pensieroso accanto alla tomba di Brodskij.
- Lei viene dalla Russia? - gli ho chiesto in russo.
- Dalla Lituania. E Lei? - ha risposto.
- Siamo russi, - ho detto.
Mi ha rivolto uno sguardo pieno di significato, ma il dialogo non è proseguito. Tutto era chiaro, senza alcun bisogno di parole: la poesia, la letteratura, la musica. La cultura russa non ha confini, è universale, comprensibile a tutti, e sa unire tutti coloro che la rispettano e la apprezzano.
Insieme al Console Onorario della Federazione Russa a Venezia, Eligio Paties Montagner, anch’io ho deciso di venire a onorare la memoria di questi illustri connazionali.
Un giovane sedeva pensieroso accanto alla tomba di Brodskij.
- Lei viene dalla Russia? - gli ho chiesto in russo.
- Dalla Lituania. E Lei? - ha risposto.
- Siamo russi, - ho detto.
Mi ha rivolto uno sguardo pieno di significato, ma il dialogo non è proseguito. Tutto era chiaro, senza alcun bisogno di parole: la poesia, la letteratura, la musica. La cultura russa non ha confini, è universale, comprensibile a tutti, e sa unire tutti coloro che la rispettano e la apprezzano.
Vi presento Bernardo Di Arajani (Berny), pastore abruzzese, nato ad Ariano Irpino (provincia di Avellino) il 4 maggio 2017.
All’età di quattro mesi, il destino ha fatto sì che emigrasse in Russia, dove ha passato sei anni felici, avendo tutto ciò che più amava: ottimi padroni – che Berny difendeva dai disturbatori (bipedi e quadrupedi) della quiete domestica – una casa spaziosa, gite nei dintorni di Mosca e nella regione dei laghi di Tver.
E, soprattutto, per quattro mesi all’anno, Berny si godeva il gelo e la neve – bianca e pura come lui, e per ciò stesso particolarmente amata e gradita – che riempiva i suoi giorni di ardore e freschezza, di vivacità e amore per la vita.
Il destino, ahimè, ha stabilito che Berny tornasse nuovamente in Italia, lasciando l’innevato regno di Moscovia per la sempreverde Caput mundi.
Per ora le sue sensazioni sono confuse. Il suo atteggiamento verso la realtà circostante è guardingo. Forte è il suo rimpianto per la Russia, per le sue splendide vastità, che riverberano le luci delle città e delle stelle.
All’età di quattro mesi, il destino ha fatto sì che emigrasse in Russia, dove ha passato sei anni felici, avendo tutto ciò che più amava: ottimi padroni – che Berny difendeva dai disturbatori (bipedi e quadrupedi) della quiete domestica – una casa spaziosa, gite nei dintorni di Mosca e nella regione dei laghi di Tver.
E, soprattutto, per quattro mesi all’anno, Berny si godeva il gelo e la neve – bianca e pura come lui, e per ciò stesso particolarmente amata e gradita – che riempiva i suoi giorni di ardore e freschezza, di vivacità e amore per la vita.
Il destino, ahimè, ha stabilito che Berny tornasse nuovamente in Italia, lasciando l’innevato regno di Moscovia per la sempreverde Caput mundi.
Per ora le sue sensazioni sono confuse. Il suo atteggiamento verso la realtà circostante è guardingo. Forte è il suo rimpianto per la Russia, per le sue splendide vastità, che riverberano le luci delle città e delle stelle.
Oggi è un giorno molto speciale nel calendario della storia delle relazioni tra Russia e Italia. Esattamente 100 anni fa, il 7 febbraio del 1924, l’Italia inviò una nota verbale con la quale riconosceva l’Unione Sovietica e avviava relazioni diplomatiche con questo Paese. Benché gli italiani avessero cominciato già prima degli inglesi a esaminare tale possibilità, l’Italia fu il secondo Paese occidentale, dopo la Gran Bretagna, a riconoscere l’URSS.
Ma facciamo un salto più indietro nella storia. Nel 1921, la Russia sovietica e l’Italia dettero inizio ai negoziati per il ripristino dei rapporti e degli scambi commerciali. Il 26 dicembre 1921 fu quindi firmato un accordo preliminare riguardante il riconoscimento, de facto, della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa da parte dell’Italia, e la ripresa dei rapporti commerciali bilaterali. Ammirevole fu il fatto che l’Italia, sulla cosiddetta “questione russa”, si fece guidare dai propri interessi nazionali, invece di adottare approcci imposti da altre potenze occidentali. Con il riconoscimento politico del giovane Stato sovietico, gli italiani ambivano a ottenere, in cambio, dei vantaggi nel commercio con l’Unione Sovietica, che veniva vista “come un enorme serbatoio di materie prime”.
Date le pretese sempre maggiori avanzate dall’Italia sul piano commerciale nei confronti della parte sovietica, i negoziati in merito al riconoscimento dell’URSS e all’instaurazione di relazioni diplomatiche tra i due Paesi finirono per protrarsi a lungo. Ma neppure in questo caso mancarono ingerenze da parte di Paesi terzi, e nello specifico della Francia. È noto che l’Ambasciatore francese a Roma intendeva ostacolare la conclusione di un accordo tra Italia e Unione Sovietica e che, a tale proposito, si rivolse direttamente al Governo italiano. Secondo il diplomatico francese, il danno politico derivante dal riconoscimento dell’URSS sarebbe stato maggiore rispetto ai vantaggi economici che ciò avrebbe portato all’Italia.
Nonostante tutto, il 7 febbraio del 1924 furono finalmente instaurate relazioni politiche ufficiali tra l’URSS e l’Italia. Fece poi seguito, l’11 febbraio del 1924, la nota di risposta da parte del Governo sovietico.
Ma facciamo un salto più indietro nella storia. Nel 1921, la Russia sovietica e l’Italia dettero inizio ai negoziati per il ripristino dei rapporti e degli scambi commerciali. Il 26 dicembre 1921 fu quindi firmato un accordo preliminare riguardante il riconoscimento, de facto, della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa da parte dell’Italia, e la ripresa dei rapporti commerciali bilaterali. Ammirevole fu il fatto che l’Italia, sulla cosiddetta “questione russa”, si fece guidare dai propri interessi nazionali, invece di adottare approcci imposti da altre potenze occidentali. Con il riconoscimento politico del giovane Stato sovietico, gli italiani ambivano a ottenere, in cambio, dei vantaggi nel commercio con l’Unione Sovietica, che veniva vista “come un enorme serbatoio di materie prime”.
Date le pretese sempre maggiori avanzate dall’Italia sul piano commerciale nei confronti della parte sovietica, i negoziati in merito al riconoscimento dell’URSS e all’instaurazione di relazioni diplomatiche tra i due Paesi finirono per protrarsi a lungo. Ma neppure in questo caso mancarono ingerenze da parte di Paesi terzi, e nello specifico della Francia. È noto che l’Ambasciatore francese a Roma intendeva ostacolare la conclusione di un accordo tra Italia e Unione Sovietica e che, a tale proposito, si rivolse direttamente al Governo italiano. Secondo il diplomatico francese, il danno politico derivante dal riconoscimento dell’URSS sarebbe stato maggiore rispetto ai vantaggi economici che ciò avrebbe portato all’Italia.
Nonostante tutto, il 7 febbraio del 1924 furono finalmente instaurate relazioni politiche ufficiali tra l’URSS e l’Italia. Fece poi seguito, l’11 febbraio del 1924, la nota di risposta da parte del Governo sovietico.