Ambasciator non porta pena
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Alexey Paramonov, Ambasciatore della Federazione Russa nella Repubblica Italiana e nella Repubblica di San Marino
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​​Il 16 giugno scorso ho consegnato le lettere credenziali al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. Secondo il protocollo diplomatico del Governo italiano, è a partire dalla data di questa cerimonia che ha inizio la missione diplomatica di tutti gli ambasciatori che arrivano in Italia.

Le lettere credenziali sono un documento che viene affidato ai capi delle rappresentanze diplomatiche, quali gli ambasciatori o gli inviati, per attestare la loro funzione rappresentativa e accreditarli presso uno Stato estero. Nelle lettere credenziali si esprime la richiesta di dare credito a tutto ciò che l'Ambasciatore riferirà a nome del proprio capo di Stato e di governo (è da qui che deriva il nome del documento), nonché il desiderio di contribuire a un ulteriore sviluppo e approfondimento delle relazioni tra i due Paesi attraverso la nomina del nuovo Ambasciatore.

C'è tanto lavoro da fare, perché le nuove realtà nei rapporti tra la Russia e l’Italia sono condizionate da una radicale divergenza nella valutazione delle ragioni che stanno alla base dell'attuale crisi del sistema di sicurezza europeo e che hanno spinto la Russia a mettere in atto l'operazione militare speciale in Ucraina; anche di questo si è discusso nel corso del colloquio con il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.
Ciò mi ha riportato alla mente di aver già partecipato una volta alla cerimonia di presentazione delle lettere credenziali del 7 giugno 1990 in qualità di accompagnatore del primo rappresentante ufficiale dell'URSS e della Russia presso il Vaticano, l'Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario Yuri Karlov.

Persino dalle foto si possono notare i tratti distintivi delle due epoche.
In Italia come nel resto del mondo l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica si focalizza sui fatti accaduti sabato scorso in Russia in relazione al tentativo di insurrezione armata guidata dal capo della società militare privata Wagner, Evgeny Prigozhin.

Senza nulla togliere alla gravità dell'accaduto, mi vengono in mente alcune situazioni analoghe che si sono verificate in passato nei vari Paesi d’Europa e dintorni.

Come è noto, nel 1961 in Francia ci fu il "Putsch dei generali", una ribellione delle unità francesi di stanza in Algeria contro la politica del presidente de Gaulle volta a concedere l’indipendenza all'Algeria. Facendo leva su un gruppo di militari dell'esercito in Algeria, i putschisti, con l'aiuto di sostenitori in Francia, intendevano impadronirsi di una serie di installazioni chiave. Un'azione armata doveva essere lanciata direttamente in Algeria e in territorio francese. Il tentativo fallì. I generali cospiratori furono arrestati e condannati a 15 anni di reclusione. 220 ufficiali furono rimossi dai loro incarichi e 114 furono processati.

In Italia, nel 1970, centinaia di militari, sostenitori dell’organizzazione “Fronte Nazionale”, guidati da Junio Valerio Borghese, si impadronirono di edifici e infrastrutture strategiche per rapire il Presidente italiano Giuseppe Saragat. Secondo le fonti disponibili, le forze ribelli si avvicinarono a Roma e si impadronirono del Centro nazionale RAI, di un arsenale e di diversi edifici governativi. Il colpo di Stato non fu sostenuto né dalla società, né dall'esercito, né da strutture statali e lo stesso Borghese fuggì in Spagna, dove la dittatura franchista gli concesse asilo. Nel 1978 furono condannati 46 congiurati. In appello, nel 1984, tutti gli imputati furono però assolti dalla Corte d’Assise.

In Turchia il 15-16 luglio 2016 un gruppo di militari ha tentato, con un golpe, di prendere il potere nel Paese con la forza. Ma il golpe è fallito: rispondendo all'appello del presidente Erdogan, migliaia di persone sono scese in piazza per sostenere la leadership in carica. Complessivamente, secondo i dati ufficiali, durante gli eventi del 15-16 luglio sono morte 251 persone e circa duemila hanno subito ferite e traumi. Al termine del colpo di Stato, sono stati licenziati circa 100.000 dipendenti pubblici, insegnanti e giudici e oltre 2.500 persone sono state condannate all'ergastolo.

È da notare che la rivolta in Francia è avvenuta tre anni dopo l'istituzione della Quinta Repubblica francese, in Italia 24 anni dopo che il Paese, con un referendum nazionale, era diventato una Repubblica parlamentare e in Russia 32 anni dopo la costituzione della Russia in seguito alla dissoluzione dell'URSS e all'inizio della transizione democratica.

Nel caso della Russia, la marcia di Prigozhin su Mosca è stata provocata unicamente dalle sue esorbitanti ambizioni e dai suoi interessi personali. Non ha ricevuto alcun sostegno dalla società, dallo Stato o dall'esercito e fin dall'inizio era destinata a fallire. Naturalmente, ci sarà un'indagine approfondita su quanto accaduto, e naturalmente si trarranno importanti conclusioni. La cosa principale è che l'ordine costituzionale è stato rapidamente ripristinato e che lo Stato, l'esercito e la società hanno superato la prova con onore, hanno dimostrato la maturità e la saggezza proprie della millenaria storia russa. E dappertutto si sono accorti ancora una volta e con una chiarezza inconfutabile della leadership indiscussa di Vladimir Putin e del suo ruolo chiave nel garantire la stabilità della Federazione Russa.
Nella sostanza, a quanto pare, non è del tutto nuova la tesi promossa dalla Russia, secondo cui è necessario formare un ordine mondiale più equo, democratico e multipolare, abbandonando il modello occidentocentrico che, per secoli, ha garantito l'inarrestabile crescita economica delle potenze coloniali che hanno a tal fine sfruttato le risorse dei territori di Stati da loro assoggettati in Asia, Africa e nell'emisfero occidentale.

Ecco solo alcune citazioni – attuali, si direbbe, anche ai giorni nostri – dal recentissimo "La pace al primo posto", raccolta di scritti e discorsi dell’eminente pensatore italiano Enrico Berlinguer, già leader del Partito Comunista Italiano.

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Qualche breve considerazione sull'attuale agenda "verde", ma non in stile Greta Thunberg…

Nessuno vorrà certo negare che la natura sia fonte di vita e principale ricchezza dell’umanità e che sia doveroso per ognuno di noi preservarla per le generazioni future. È una verità inconfutabile.

Nonostante tutti gli sforzi degli ambientalisti, l’impatto antropico sull’ambiente è inevitabile e porta alle conseguenze più imprevedibili, non di rado catastrofiche, che si riflettono sulla vita di miliardi di persone in ogni luogo del mondo.

Prendiamo Roma, ad esempio, dove dal 2018, dopo la malattia delle palme, si sta diffondendo una nuova piaga: l'infezione dei pini dovuta al parassita Toumeyella parvicornis o “Cocciniglia tartaruga”. Si tratta di un insetto dal guscio molle, storicamente originario del Nord America, che costituisce una seria minaccia per i parchi d’Italia, in particolare per i pini mediterranei, simbolo del paesaggio della Città Eterna.

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Oggi ricorre il 130° anniversario della nascita dell’eminente poeta russo Vladimir Majakovskij, il “poeta rosso”, simbolo della nascita di una nuova epoca storica e di una nuova arte in Russia.
 
Sarà utile ricordare che durante periodi tra i più turbolenti e critici della storia, le menti illuminate della Russia e dell’Italia cercarono di guardare al futuro, percepire i contorni dell’avvenire. Non è un caso che proprio nei nostri Paesi apparve il movimento artistico delle avanguardie, il futurismo. I suoi padri fondatori avevano idee piuttosto decise: Vladimir Majakovskij esortava la “nave della modernità” a gettare giù il vecchio mondo e Filippo Tommaso Marinetti proponeva di pavimentare il Gran Canale di Venezia bollato come simbolo del mondo uscente.
 
L'arrivo di Filippo Tommaso Marinetti in Russia nel 1914 divenne un momento di proficuo dialogo, che diede un importante impulso allo sviluppo di questo movimento artistico in Russia e in Italia.
 
L'epoca attuale è simile a quella vissuta dall'umanità nella prima metà del Novecento. Non c'è dubbio che in Russia e in Italia ci siano ancora tanti Majakovskij e Marinetti. L’importante è che la loro comunicazione non sia ostacolata dalla solidarietà a NATO e UE...
Abbiamo trovato negli archivi un’immagine assai interessante, che oggi definiremmo "mediatica", dedicata all'incontro a San Pietroburgo, nel luglio 1902, dell'Imperatore Nicola II con il Re d'Italia, Vittorio Emanuele III. Ad accoglierlo a Kronstadt era giunto persino l'incrociatore corazzato italiano “Carlo Alberto” e, nei campi estivi nelle vicinanze di Krasnoe Selo, si erano svolte le solenni esercitazioni militari dei reggimenti della guardia imperiale.
Vittorio Emanuele III conosceva bene la Russia. Prima della sua visita ufficiale del 1902, c'era già stato due volte: la prima, nel 1890, in veste di Principe di Napoli ed erede al trono, quando aveva visitato il Caucaso, la Crimea, Odessa, Kiev e Mosca; la seconda a San Pietroburgo, calorosamente accolto alla corte di Alessandro III. Inoltre, nel maggio 1896, l'erede al trono italiano aveva rappresentato la dinastia dei Savoia all'incoronazione dell'Imperatore Nicola II a Mosca, dove aveva conosciuto la principessa Elena del Montenegro, sua futura moglie.
All’improvviso mi è capitato tra le mani un libro di un maestro del romanzo di spionaggio anglosassone Frederick Forsyth - "L'Alternativa del diavolo", pubblicato dalla casa editrice Mondadori nel lontano 1979.

La trama del romanzo, immaginaria ma realistica e meticolosa nei dettagli, svela gli ingranaggi segreti della politica mondiale che consentono alle due superpotenze nucleari – gli USA e l’URSS - di raggiungere un compromesso e impedire lo scoppio della terza guerra mondiale e dell'apocalisse nucleare.

È curioso che il romanzo mostri in dettaglio come e perché gli USA accettano "l'Alternativa del diavolo" con cui si intende un accordo con l'URSS (sarebbe invece più giusto definire ogni accordo dell’URSS e della Russia con gli USA come Alternativa del diavolo e non viceversa!), e abbandonano i propri assistiti – i terroristi nazionalisti ucraini, che già allora venivano considerati capaci di commettere crimini più malvagi e disumani.

A proposito, a quel tempo non si sapeva ancora come gli Stati Uniti usano nazionalisti, estremisti e terroristi, siano essi talebani, Stato Islamico o l'attuale regime di Kiev, per destabilizzare e distruggere singoli stati e intere regioni.

Consiglio vivamente questo libro – avvincente e istruttivo, per una lettura estiva.
 
«Ho tentato di parlare con <…> sulla linea calda. È introvabile. Ebbene, da ciò devo desumere che anche lui si trova in gravi difficoltà nel centro di potere del Cremlino, e che non può parlare. Francamente, tutto ciò mi ha posto in una situazione impossibile. Ma in una cosa sono assolutamente deciso. Non posso consentire che il trattato venga lasciato cadere. È veramente troppo importante per tutto il mondo occidentale. Devo battermi affinché sia firmato. Non posso consentire che <…> un gruppo di terroristi <ucraini> <…> scateni un conflitto armato tra Est e Ovest, come certamente accadrebbe».

«Sono completamente d’accordo con lei, signor presidente» disse il Primo ministro dalla sua scrivania a Londra». (F.Forsyth – «L’Alternativa del diavolo», Mondadori, 1996, pp.287-288).
L'Ambasciata della Russia a Roma, l’edificio storico in via Gaeta 5, a partire dal 1902 è la porta principale in Russia sul territorio dell’Italia. Nel corso di più di 120 anni ne ha visti di tutti di coloro che ne hanno solcato la soglia – leader politici e uomini di stato, imprenditori, banchieri, militari, diplomatici, scienziati, musicisti, registi, attori, artisti, astronauti, atleti, migliaia di cittadini comuni di ambedue i paesi.

La cosa più importante è che questo indirizzo si associa saldamente con la Russia, ed è proprio qui che i nostri amici, sostenitori, italiani comuni e connazionali russi inviano numerose testimonianze di solidarietà, rispetto e amore per la Russia: lettere, regali, quadri, fotografie, sculture, libri, poesie. Ce n’è di tutto. Spesso si tratta di veri e propri capolavori in una vasta varietà di generi. Così nasce un museo popolare della cooperazione e amicizia tra la Russia e l’Italia. Alcune di queste opere si può vedere nelle fotografie allegate.

Desidero ringraziare di tutta l’anima tutti coloro che continuano a rivolgersi a via Gaeta 5 con buoni sentimenti e intenzioni, con gli auguri alla Russia di continuare a sostenere con fermezza la verità e la giustizia. Continueremo pure a farlo.