Negli anni Venti del secolo scorso, nella Russia Sovietica, nasceva per la prima volta nella storia un giornata molto particolare, festiva e al tempo stesso lavorativa: il sabato del volontariato, detto in russo “subbotnik”.
Basata sull'“entusiasmo rivoluzionario delle masse", questa giornata è divenuta un'occasione per contribuire attivamente, in modalità volontaristica, alla trasformazione dello spazio circostante, per prendersi cura del luogo in cui si vive e si lavora e per introdurre nel mondo un po’ d'ordine e di armonia.
Questa bella tradizione, nota fin dall'infanzia a tutti i cittadini del nostro Paese, ha trovato una sua realizzazione in Italia, sul territorio della nostra residenza ufficiale di Villa Abamelek. Ringrazio tutti i miei colleghi che hanno partecipato e condivido alcune foto di questo evento.
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В 20-ых годах прошлого века в Советской России впервые в мировой истории появился необычный день - выходной и одновременно рабочий - т.н. субботник. Основанный на «революционном энтузиазме масс» этот день стал добровольным и инициативным способом внести свой вклад в преображение пространства вокруг нас, проявить заботу о том месте, где мы живем и работаем, привнести в мир пусть и небольшой порядок и гармонию.
Добрая традиция, известная всем гражданам нашей страны еще с детства, нашла свое воплощение и в Италии - на территории нашей официальной резиденции, Виллы Абамелек. Благодарю всех моих коллег за участие и делюсь несколькими фотографиями с этого мероприятия.
Basata sull'“entusiasmo rivoluzionario delle masse", questa giornata è divenuta un'occasione per contribuire attivamente, in modalità volontaristica, alla trasformazione dello spazio circostante, per prendersi cura del luogo in cui si vive e si lavora e per introdurre nel mondo un po’ d'ordine e di armonia.
Questa bella tradizione, nota fin dall'infanzia a tutti i cittadini del nostro Paese, ha trovato una sua realizzazione in Italia, sul territorio della nostra residenza ufficiale di Villa Abamelek. Ringrazio tutti i miei colleghi che hanno partecipato e condivido alcune foto di questo evento.
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В 20-ых годах прошлого века в Советской России впервые в мировой истории появился необычный день - выходной и одновременно рабочий - т.н. субботник. Основанный на «революционном энтузиазме масс» этот день стал добровольным и инициативным способом внести свой вклад в преображение пространства вокруг нас, проявить заботу о том месте, где мы живем и работаем, привнести в мир пусть и небольшой порядок и гармонию.
Добрая традиция, известная всем гражданам нашей страны еще с детства, нашла свое воплощение и в Италии - на территории нашей официальной резиденции, Виллы Абамелек. Благодарю всех моих коллег за участие и делюсь несколькими фотографиями с этого мероприятия.
Dal 1985 i Giardini di Venezia ospitano la Biennale, una delle mostre d'arte internazionali più famose al mondo, nonché la più antica. È per questo evento che fu allestito il padiglione Pro Arte, dove sono state presentate le opere di artisti provenienti da 16 paesi. Nell'anno della sua apertura, la mostra (il nome “biennale” comparve poco più tardi) fu visitata da più di 200.000 persone: un successo per gli standard dell'epoca. Oggi il numero dei visitatori supera spesso i 600.000. Si ritiene che le prime mostre di questo tipo siano un raro esempio di arte pura, senza contaminazioni derivanti dal contesto politico.
Il 29 aprile 1914, all'XI Biennale di Venezia, l'Ambasciatore dell'Impero Russo nel Regno d'Italia Anatolij Krupenskij inaugurò solennemente il padiglione russo. L'edificio, progettato dall'architetto Alekcej Ščusev, fu realizzato in stile russo, con elementi tipici dell’architettura veneziana inseriti con eleganza nella composizione. La cerimonia fu onorata dalla presenza dei rappresentanti della dinastia Romanov: il granduca Andrej Vladimirovič e la granduchessa Maria Pavlovna. Durante la mostra, 68 artisti rappresentarono la Russia, tra cui Leon Bakst, Isaac Brodskij, Michail Vrubel’ e Boris Kustodiev.
Nella primavera del 2021, alla XVII Biennale di Architettura di Venezia, nel padiglione russo fu presentato il progetto Open!, che alla cerimonia di premiazione ricevette una menzione d’onore per “il restauro attento e ben ponderato dello storico padiglione”. Questo restauro, progettato dallo studio russo-giapponese KASA (Kovaleva e Sato Architects), ha segnato la trasformazione architettonica e istituzionale dell'edificio, avvenuta parallelamente sia nel mondo reale che in quello virtuale.
Il padiglione rinnovato incarna la Russia moderna, la sua apertura al mondo, le sue aspirazioni per il futuro e la sua disponibilità a collaborare con tutti sulla base dei principi di uguaglianza e di rispetto reciproco.
Il 29 aprile 1914, all'XI Biennale di Venezia, l'Ambasciatore dell'Impero Russo nel Regno d'Italia Anatolij Krupenskij inaugurò solennemente il padiglione russo. L'edificio, progettato dall'architetto Alekcej Ščusev, fu realizzato in stile russo, con elementi tipici dell’architettura veneziana inseriti con eleganza nella composizione. La cerimonia fu onorata dalla presenza dei rappresentanti della dinastia Romanov: il granduca Andrej Vladimirovič e la granduchessa Maria Pavlovna. Durante la mostra, 68 artisti rappresentarono la Russia, tra cui Leon Bakst, Isaac Brodskij, Michail Vrubel’ e Boris Kustodiev.
Nella primavera del 2021, alla XVII Biennale di Architettura di Venezia, nel padiglione russo fu presentato il progetto Open!, che alla cerimonia di premiazione ricevette una menzione d’onore per “il restauro attento e ben ponderato dello storico padiglione”. Questo restauro, progettato dallo studio russo-giapponese KASA (Kovaleva e Sato Architects), ha segnato la trasformazione architettonica e istituzionale dell'edificio, avvenuta parallelamente sia nel mondo reale che in quello virtuale.
Il padiglione rinnovato incarna la Russia moderna, la sua apertura al mondo, le sue aspirazioni per il futuro e la sua disponibilità a collaborare con tutti sulla base dei principi di uguaglianza e di rispetto reciproco.
Nel cimitero cittadino di San Michele a Venezia riposano molte persone di spicco provenienti da tutto il mondo, tra le quali troviamo anche alcuni rappresentanti della cultura russa: l’artista e impresario teatrale Sergej Djagilev, il compositore Sergej Stravinskij e sua moglie Vera Stravinskaja, ma anche il poeta Iosif Brodskij. Gli appassionati delle loro opere e i cittadini che nutrono interesse per questi artisti si recano appositamente su quest'isola veneziana per deporre fiori sulle loro tombe.
Insieme al Console Onorario della Federazione Russa a Venezia, Eligio Paties Montagner, anch’io ho deciso di venire a onorare la memoria di questi illustri connazionali.
Un giovane sedeva pensieroso accanto alla tomba di Brodskij.
- Lei viene dalla Russia? - gli ho chiesto in russo.
- Dalla Lituania. E Lei? - ha risposto.
- Siamo russi, - ho detto.
Mi ha rivolto uno sguardo pieno di significato, ma il dialogo non è proseguito. Tutto era chiaro, senza alcun bisogno di parole: la poesia, la letteratura, la musica. La cultura russa non ha confini, è universale, comprensibile a tutti, e sa unire tutti coloro che la rispettano e la apprezzano.
Insieme al Console Onorario della Federazione Russa a Venezia, Eligio Paties Montagner, anch’io ho deciso di venire a onorare la memoria di questi illustri connazionali.
Un giovane sedeva pensieroso accanto alla tomba di Brodskij.
- Lei viene dalla Russia? - gli ho chiesto in russo.
- Dalla Lituania. E Lei? - ha risposto.
- Siamo russi, - ho detto.
Mi ha rivolto uno sguardo pieno di significato, ma il dialogo non è proseguito. Tutto era chiaro, senza alcun bisogno di parole: la poesia, la letteratura, la musica. La cultura russa non ha confini, è universale, comprensibile a tutti, e sa unire tutti coloro che la rispettano e la apprezzano.
Vi presento Bernardo Di Arajani (Berny), pastore abruzzese, nato ad Ariano Irpino (provincia di Avellino) il 4 maggio 2017.
All’età di quattro mesi, il destino ha fatto sì che emigrasse in Russia, dove ha passato sei anni felici, avendo tutto ciò che più amava: ottimi padroni – che Berny difendeva dai disturbatori (bipedi e quadrupedi) della quiete domestica – una casa spaziosa, gite nei dintorni di Mosca e nella regione dei laghi di Tver.
E, soprattutto, per quattro mesi all’anno, Berny si godeva il gelo e la neve – bianca e pura come lui, e per ciò stesso particolarmente amata e gradita – che riempiva i suoi giorni di ardore e freschezza, di vivacità e amore per la vita.
Il destino, ahimè, ha stabilito che Berny tornasse nuovamente in Italia, lasciando l’innevato regno di Moscovia per la sempreverde Caput mundi.
Per ora le sue sensazioni sono confuse. Il suo atteggiamento verso la realtà circostante è guardingo. Forte è il suo rimpianto per la Russia, per le sue splendide vastità, che riverberano le luci delle città e delle stelle.
All’età di quattro mesi, il destino ha fatto sì che emigrasse in Russia, dove ha passato sei anni felici, avendo tutto ciò che più amava: ottimi padroni – che Berny difendeva dai disturbatori (bipedi e quadrupedi) della quiete domestica – una casa spaziosa, gite nei dintorni di Mosca e nella regione dei laghi di Tver.
E, soprattutto, per quattro mesi all’anno, Berny si godeva il gelo e la neve – bianca e pura come lui, e per ciò stesso particolarmente amata e gradita – che riempiva i suoi giorni di ardore e freschezza, di vivacità e amore per la vita.
Il destino, ahimè, ha stabilito che Berny tornasse nuovamente in Italia, lasciando l’innevato regno di Moscovia per la sempreverde Caput mundi.
Per ora le sue sensazioni sono confuse. Il suo atteggiamento verso la realtà circostante è guardingo. Forte è il suo rimpianto per la Russia, per le sue splendide vastità, che riverberano le luci delle città e delle stelle.
Oggi è un giorno molto speciale nel calendario della storia delle relazioni tra Russia e Italia. Esattamente 100 anni fa, il 7 febbraio del 1924, l’Italia inviò una nota verbale con la quale riconosceva l’Unione Sovietica e avviava relazioni diplomatiche con questo Paese. Benché gli italiani avessero cominciato già prima degli inglesi a esaminare tale possibilità, l’Italia fu il secondo Paese occidentale, dopo la Gran Bretagna, a riconoscere l’URSS.
Ma facciamo un salto più indietro nella storia. Nel 1921, la Russia sovietica e l’Italia dettero inizio ai negoziati per il ripristino dei rapporti e degli scambi commerciali. Il 26 dicembre 1921 fu quindi firmato un accordo preliminare riguardante il riconoscimento, de facto, della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa da parte dell’Italia, e la ripresa dei rapporti commerciali bilaterali. Ammirevole fu il fatto che l’Italia, sulla cosiddetta “questione russa”, si fece guidare dai propri interessi nazionali, invece di adottare approcci imposti da altre potenze occidentali. Con il riconoscimento politico del giovane Stato sovietico, gli italiani ambivano a ottenere, in cambio, dei vantaggi nel commercio con l’Unione Sovietica, che veniva vista “come un enorme serbatoio di materie prime”.
Date le pretese sempre maggiori avanzate dall’Italia sul piano commerciale nei confronti della parte sovietica, i negoziati in merito al riconoscimento dell’URSS e all’instaurazione di relazioni diplomatiche tra i due Paesi finirono per protrarsi a lungo. Ma neppure in questo caso mancarono ingerenze da parte di Paesi terzi, e nello specifico della Francia. È noto che l’Ambasciatore francese a Roma intendeva ostacolare la conclusione di un accordo tra Italia e Unione Sovietica e che, a tale proposito, si rivolse direttamente al Governo italiano. Secondo il diplomatico francese, il danno politico derivante dal riconoscimento dell’URSS sarebbe stato maggiore rispetto ai vantaggi economici che ciò avrebbe portato all’Italia.
Nonostante tutto, il 7 febbraio del 1924 furono finalmente instaurate relazioni politiche ufficiali tra l’URSS e l’Italia. Fece poi seguito, l’11 febbraio del 1924, la nota di risposta da parte del Governo sovietico.
Ma facciamo un salto più indietro nella storia. Nel 1921, la Russia sovietica e l’Italia dettero inizio ai negoziati per il ripristino dei rapporti e degli scambi commerciali. Il 26 dicembre 1921 fu quindi firmato un accordo preliminare riguardante il riconoscimento, de facto, della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa da parte dell’Italia, e la ripresa dei rapporti commerciali bilaterali. Ammirevole fu il fatto che l’Italia, sulla cosiddetta “questione russa”, si fece guidare dai propri interessi nazionali, invece di adottare approcci imposti da altre potenze occidentali. Con il riconoscimento politico del giovane Stato sovietico, gli italiani ambivano a ottenere, in cambio, dei vantaggi nel commercio con l’Unione Sovietica, che veniva vista “come un enorme serbatoio di materie prime”.
Date le pretese sempre maggiori avanzate dall’Italia sul piano commerciale nei confronti della parte sovietica, i negoziati in merito al riconoscimento dell’URSS e all’instaurazione di relazioni diplomatiche tra i due Paesi finirono per protrarsi a lungo. Ma neppure in questo caso mancarono ingerenze da parte di Paesi terzi, e nello specifico della Francia. È noto che l’Ambasciatore francese a Roma intendeva ostacolare la conclusione di un accordo tra Italia e Unione Sovietica e che, a tale proposito, si rivolse direttamente al Governo italiano. Secondo il diplomatico francese, il danno politico derivante dal riconoscimento dell’URSS sarebbe stato maggiore rispetto ai vantaggi economici che ciò avrebbe portato all’Italia.
Nonostante tutto, il 7 febbraio del 1924 furono finalmente instaurate relazioni politiche ufficiali tra l’URSS e l’Italia. Fece poi seguito, l’11 febbraio del 1924, la nota di risposta da parte del Governo sovietico.
Sin dai tempi più antichi, molte opere sono state dedicate all'arte della politica e della diplomazia. Solitamente, erano i filosofi e gli scienziati a contemplare tali questioni: Sun Tzu, Platone, Machiavelli, Kant... mentre non sono stati poi tanti i tentativi di ritrarre la “politica” su tela o di rappresentarla nella pietra.
Un’“Allegoria della Politica” scolpita nella pietra poteva essere realizzata solo in Italia, e solo per mano dello scultore Viktor Petrovič Brodzkij, membro dell’Accademia Russa di Belle Arti, che la realizzò nel 1878. All’interno dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia, sulla terrazza adibita a “giardino d’inverno”, questa scultura è molto più che un semplice elemento d’arredo, poiché ogni volta che la guardiamo ci induce a riflettere sui metodi e sulle tendenze che caratterizzano gli scenari della politica internazionale.
Dopo il concerto tenutosi in occasione della Giornata dei diplomatici russi, molti ospiti mi hanno parlato di come la musica e la cultura riescano a unire le persone e i popoli, e del fatto che, in quanto tali, esse dovrebbero rimanere al di fuori della politica. In molti hanno affermato apertamente che in Italia sono pochi gli eventi legati alla Russia, come i concerti o le mostre organizzate dai musei russi. Purtroppo, le autorità italiane hanno deciso di cacciare via la cultura russa a suon di “spada”. Ma noi, in risposta a questo, faremo sempre ricorso alla “piuma”, e cioè alla diplomazia. Sui nostri canali social parleremo della ricchezza della cultura russa e pubblicheremo le registrazioni dei concerti che si sono svolti presso l’Ambasciata, per fare in modo che gli estimatori del bello nella Penisola possano toccare con mano la vivacità culturale della Russia promossa dalla missione diplomatica russa in Italia.
Un’“Allegoria della Politica” scolpita nella pietra poteva essere realizzata solo in Italia, e solo per mano dello scultore Viktor Petrovič Brodzkij, membro dell’Accademia Russa di Belle Arti, che la realizzò nel 1878. All’interno dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia, sulla terrazza adibita a “giardino d’inverno”, questa scultura è molto più che un semplice elemento d’arredo, poiché ogni volta che la guardiamo ci induce a riflettere sui metodi e sulle tendenze che caratterizzano gli scenari della politica internazionale.
Dopo il concerto tenutosi in occasione della Giornata dei diplomatici russi, molti ospiti mi hanno parlato di come la musica e la cultura riescano a unire le persone e i popoli, e del fatto che, in quanto tali, esse dovrebbero rimanere al di fuori della politica. In molti hanno affermato apertamente che in Italia sono pochi gli eventi legati alla Russia, come i concerti o le mostre organizzate dai musei russi. Purtroppo, le autorità italiane hanno deciso di cacciare via la cultura russa a suon di “spada”. Ma noi, in risposta a questo, faremo sempre ricorso alla “piuma”, e cioè alla diplomazia. Sui nostri canali social parleremo della ricchezza della cultura russa e pubblicheremo le registrazioni dei concerti che si sono svolti presso l’Ambasciata, per fare in modo che gli estimatori del bello nella Penisola possano toccare con mano la vivacità culturale della Russia promossa dalla missione diplomatica russa in Italia.
Questa magnifica statua racchiude una moltitudine di significati nascosti: la piuma e la spada simboleggiano i diversi metodi di fare politica, e cioè quelli diplomatici e quelli militari; le croci rappresentano le onorificenze al merito; il cane rappresenta la fedeltà al dovere; ma ce ne sono anche molti altri.
Il 3 settembre 2024, ho presenziato al ricevimento in occasione della Giornata dell’Indipendenza del Brasile, organizzato dal mio Collega e Amico Renato Mosca de Souza, Ambasciatore del Brasile in Italia, tenutosi a bordo della Nave Scuola "Brasil", attraccata nel porto di Civitavecchia.
🇧🇷I miei più calorosi auguri al nostro partner Brics e G20 per questa festa così significativa!
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Non finiscono mai le scoperte nel fertile terreno della storia dei rapporti italo-russi.
In base ai dati a nostra disposizione, al sarto italiano Angelo Litrico (a proposito, oggi a Roma la Sartoria Litrico è ancora attiva) non era molto piaciuto lo stile dell’ex Presidente dell'URSS Michail Gorbačëv durante la sua visita ufficiale in Italia nel 1989.
Famoso in tutto il mondo, questo sarto che in anni diversi aveva annoverato tra i suoi clienti John F. Kennedy, Frank Sinatra, Nikita Chruščëv e Yurij Gagarin, nonché numerosi noti politici, personaggi pubblici ed esponenti della cultura, non aveva rinunciato a esporre la propria opinione sull'aspetto che avrebbe dovuto avere il nuovo Presidente della grande potenza mondiale.
Tuttavia, i movimenti tellurici che scossero il mondo impedirono di attuare questa significativa consulenza d'immagine.
Del resto, chissà... magari, se Michail Gorbačëv avesse fatto in tempo a cambiare il proprio look, anche la storia avrebbe cambiato il suo corso?
In base ai dati a nostra disposizione, al sarto italiano Angelo Litrico (a proposito, oggi a Roma la Sartoria Litrico è ancora attiva) non era molto piaciuto lo stile dell’ex Presidente dell'URSS Michail Gorbačëv durante la sua visita ufficiale in Italia nel 1989.
Famoso in tutto il mondo, questo sarto che in anni diversi aveva annoverato tra i suoi clienti John F. Kennedy, Frank Sinatra, Nikita Chruščëv e Yurij Gagarin, nonché numerosi noti politici, personaggi pubblici ed esponenti della cultura, non aveva rinunciato a esporre la propria opinione sull'aspetto che avrebbe dovuto avere il nuovo Presidente della grande potenza mondiale.
Tuttavia, i movimenti tellurici che scossero il mondo impedirono di attuare questa significativa consulenza d'immagine.
Del resto, chissà... magari, se Michail Gorbačëv avesse fatto in tempo a cambiare il proprio look, anche la storia avrebbe cambiato il suo corso?